destionegiorno
Adolescente, ho iniziato a scrivere racconti e poesie fino ad oggi dove provo a sprigionare in versi le complessità e le profondità di un Io interiore. Sono alla continua ricerca di emozioni, di sensazioni che colgo dalle sfumature del quotidiano e da ogni espressione dell’anima che si manifesta a ... (continua)
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Gli ultimi rantoli
di una cieca debolezza
privano l’essere
di uno strame di dolcezza
che invano ha nutrito gli armenti.
Nudo,
il freddo e le intemperie
più non temo,
né il pusillanime sfoggio
di un arido eloquio.
Arde in me il piacimento
di... leggi...
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Oh Tristano!
Levi a oriente
il capo, ignaro
della sorte che ti attende.
Dagli occhi tuoi,
una spiga di grano
sussulta come buoi,
che da lontano,
tirando tutto il die
assaporano un ristoro
che giammai allenta le cinghie
di un forzato... leggi...
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Riccardo Piunti
Le sue 221 poesie
| Generale:
Su, in attenti!
Tre di tenenti
a un caporale:
Serrate i ranghi,
onori ai Numi,
lustrini bianchi,
ugual costumi!
Soldato, Semplice Fedele:
Non pervenuto!
Grida di aiuto:
C’è un infedele!
Fedele Semplice
giacque in
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| Il formicolio del mare,
mi consola, trepidante
dei tesori, quel di luccicare
occhi, attributi di un pudico amante...
Veramente!
Mi consola,
il sangue buono,
non resistere più solo,
mi emoziono,
e ti ascolto
conversare con il
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| Tanto ardire, non oso
né tempo arretrare, nemmeno
di un piede terreno,
avanzare di tanto, non oso...
Oso, dal fruscio del vento
rifarmi ingoiare, eppure
a una linea di ombre più scure,
oso, ridarmi, più attento...
Tanto sentire, richiedo
di
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| Si consumerà, presto o tardi,
questa mirabile farsa, malriuscita,
in presenti monocordi,
impunemente, prude avvinta la vita...
Di dentro, immoti fuochi
anelano, accesi, la fiamma,
e sapienti scintillare gli occhi
di imperitura calma...
Di
leggi
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| Palpito di materna suzione
esplode, le impresse radici,
viscerale, nativa commozione,
il diapason nei figli audaci...
Veglia il futuro di note corte,
lungo il cammino, adagio
lievitar fin nelle sporte
di gravido motivo
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| Sposa velata,
di frivola accondiscendenza,
tutta segreta serbi, la scienza
per orgoglio ferita,
non condanni
i crocevia del fato,
dei primigeni veli del passato
il capo commosso adorni...
Sposa affrescata,
di litigati sposi,
schiva bellezza
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| Mi è bastato accarezzarti
soffice bocciolo di rosa,
-mai appassisci-
nella cripta dei ricordi,
che risplendi le mie gioie, fidata luminosa...
Per Te,
che alle leggi sfuggi
di profeti e naviganti,
mi spremo oggi
di curiosi raggi,
vividi
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| Fuorché i sensi mitigare
e scelerare le emozioni,
il contratto con il Cuore
declamo, senza inibizioni
e sovente, ci si pensi,
come di una serenata
solleticare tutti i sensi,
pur di carica risata...
Fuorché anatemi blaterare
e sublimar la gola
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| Lascia che sia frequente
lucido un bagno di piacere,
in acque più profonde,
lascia che sia il mare
a guidarti tra le onde,
e lasciala affondare
la voce che ti offende,
e fai cantare il Cuore:
Amore che vieni,
tristezza che vai!
Più forte lo
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| Non si vede che un moncone
di luce raschiata,
da affondi afosi del solleone,
mi guardi, imbronciata,
quasi fossi un equilibrista,
trattengo il fiato,
vuoi che per una mia, di svista,
dannatamente, fosse il mondo crollato...
Il mio cuore hai
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| Universo d’intorno,
di labile velo promiscuo
suscita il vento notturno,
fra le pose di nebbia, distinguo...
Discerno dei sogni i colori,
di più accesa impressione
narrate le storie dai fiori,
da lontano, il latrato di un cane...
Universo
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| Son tornato al fuggevole arbitrio,
un provato trascorso,
nell’arroventato patio
di casa mia, scottato dal rimorso:
Bramosia di ingegno,
di ingannare il mondo,
che reclama il pegno,
sempre e fino in fondo!
Una risposta, or mi sovviene
non
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| Non ti curar di me,
-se posso-
immolerò sorrisi per te,
per questo rivo di breve corso;
la mia scialuppa, un fascio di mani,
-se faggio o betulla-
accusa incerta un domani...
Non ti curar di me,
-se devo-
con ogni gioia tiferò pe te,
per già
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| Nella vastità dei campi,
aperti alle vie traverse,
con stagioni maturano tempi,
scartati di più cose diverse...
In un triangolo ristretto,
al molle gravitar del pensiero
si compie il tondo perfetto,
e a sé attrae mai di più vero:
Inviolata di
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| Di un gradino salirò
sforzandomi tutto,
e col peso che ho,
vi giungerò, ancora intatto...
Non guarderò più indietro
ogni ombra come seguitare,
opaca schermaglia di vetro
che mari d’ombre, può solo agitare...
Avanzerò di una lenza,
per di più
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